Luci oltre il tunnel della pandemia: Torino faro d’Italia
L’ospedale covid dei record, l’impegno per modernizzare l’aria che si respira nei luoghi di cura, l’imprenditorialità benefit ispirata all’economia circolare, la bellezzaterapia, la fede ritrovata e la storia commovente di Aurora da Moncenisio. A quasi due anni dalla prima pandemia e nel pieno della quarta ondata, l’esempio di Torino è un faro per il nostro Paese. A raccontarlo sono le storie di vita e lavoro presentate dall’influencer di LinkedIn Filippo Poletti nel libro “Grammatica del nuovo mondo”: scritto tra Bardonecchia e Milano ed edito da Lupetti, il libro illustra 50 parole dell’universo inaugurato dalla pandemia, ordinate alfabeticamente con relativa etimologia. Si va dalla A di Aurora alla G di “grazie”, dalla I di “italiani” alla S di “smart working”, alla U di “umanità”. Dibattito pubblico a Bardonecchia giovedì 30 dicembre alle ore 17:30 presso il Palazzo delle Feste del Comune con prenotazione obbligatoria.
LA STORIA DELLA PANDEMIA NELLA GRAMMATICA DEL NUOVO MONDO
Il coronavirus – questa è la tesi di Poletti, giornalista professionista con oltre 20 anni di esperienza, uno dei 15 top voice ufficiali di LinkedIn in Italia, di casa a Bardonecchia – è stata una rivoluzione universale che ha cambiato per sempre la nostra esistenza e il nostro approccio alla professione. Oltre a essere stata una tragica emergenza sanitaria con più di 133 mila morti e oltre 5 milioni di casi confermati in Italia tra il 2020 e il 2021, la pandemia rappresenta un cambiamento radicale, potente quanto quello innescato dalla prima, dalla seconda, dalla terza e dalla quarta rivoluzione industriale.
LUCI OLTRE IL TUNNEL: TORINO FARO D’ITALIA
Tra le luci del coronavirus ci sono i frutti dell’operosità piemontese: vale per l’ospedale covid da campo alle OGR, costruito in tempi record nell’area delle ex Officine Grandi Riparazioni di Torino. Vale per l’opera di ammodernamento dei sistemi di termoventilazione e condizionamento di tante strutture ospedaliere italiane, portata avanti da Asia Progetti di Roletto, fondata dall’ingegnere Stefano Fucci. Oppure, parlando di imprese benefit, vale per il lancio di Vortex, startup che promuove l’innovazione sociale: «Con gli scarti delle mele di varietà antiche coltivate a Barge, in provincia di Cuneo – racconta a Poletti nel libro l’economista Marco Piccolo Reynaldi, ceo di Dottoressa Reynaldi di Pianezza e delegato per la responsabilità sociale d’impresa di Confindustria Piemonte –, realizziamo in collaborazione con Magna Rosa la linea cosmetica ANT Care secondo i principi dell’economia circolare: produciamo prodotti valorizzando lo scarto agroalimentare e, per quanto riguarda lo stoccaggio e la preparazione dei cofanetti per l’e-commerce, ci appoggiamo a una cooperativa sociale. Ci prendiamo, inoltre, cura del territorio, occupandoci della gestione boschiva».
LUCI OLTRE IL TUNNEL: LA BELLEZZATERAPIA E IL TRICOLORE
Accanto alle storie di lavoro Poletti fa riemergere dal buio della pandemia le iniziative ispirate alla “bellezzaterapia”, promosse dal museo nazionale del cinema con la rassegna “CinemAmbiente a casa tua” e dal museo Lavazza di Torino con l’apertura virtuale in concomitanza della campagna #iorestoacasa. Entrambi gli eventi hanno unito gli italiani così come è accaduto per l’idea di esporre il tricolore nella giornata dell’Unità nazionale lanciata da Torino. «La storia riannodò i fili – ricorda Poletti –. Era 17 marzo 1861, quando nel capoluogo piemontese Vittorio Emanuele II assunse il titolo di re d’Italia». Tanti anni dopo, in piena pandemia, dai balconi e dalle finestre le bandiere con tre colori a Torino, sul castello di Moncalieri, a Pinerolo, Collegno e nel resto del Paese.
LA RISCOPERTA DELLA FEDE AI TEMPI DELLA PANDEMIA
Nel dizionario della pandemia c’è la luce della fede: quando il coronavirus impose la chiusura dei luoghi di culto, l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia dette vita all’iniziativa di recitare il rosario in diretta su YouTube. «Fu la riscoperta, anche per la religione, dell’innovazione tecnologica – spiega Poletti –. Sempre nel capoluogo piemontese in occasione della venerazione straordinaria della Sindone, l’11 aprile 2020, giorno di Sabato Santo, il grande telo fu contemplato sui social media oltre che in televisione: l’anniversario del rogo, in cui nel 1997 il lenzuolo sacro si salvò miracolosamente, non poteva non essere celebrato, perché da quasi mezzo millennio la Sindone è invocata contro le malattie contagiose».
Tra gli esempi di fede la “Grammatica del nuovo mondo” ricorda la devozione per l’arcangelo Michele, protettore della Polizia di Stato, al quale è dedicata la Sacra, edificata nel Medioevo all’inizio della Valsusa: fu la stessa Polizia, il 23 marzo 2020 su Facebook, ad «affidare l’Italia al suo patrono che nel 590, si racconta, fermò l’epidemia di peste a Roma. Possa la sua protezione guidarci con forza per la sicurezza e la salute di ogni cittadino».
LA STORIA DI AURORA MARIA PEROTTINO DA MONCENISIO
Cos’altro resterà della pandemia oltre al dolore straziante per i morti e i malati? Tra le tante storie la più bella, secondo Poletti, è quella di Aurora Maria Perottino, nata a Moncenisio nelle settimane seguite allo scoppio del coronavirus. Dopo anni in cui il secondo Comune più piccolo d’Italia (nonché più piccolo del Piemonte) non vedeva una culla riempirsi, mamma Jonida partorì la bimba. Il paese fece festa e vide la luce risplendere nel tunnel. Non è un caso che proprio questa storia, connotata dalla A di Aurora, apra la “Grammatica del nuovo mondo”.
LA LEZIONE DELLA PANDEMIA: NON SIAMO SOLI
«La piccola Aurora, l’ospedale alle OGR, gli esempi di operosità, la “bellezzaterapia” e la fede ritrovata – tira le somme Poletti – sono luci torinesi del nuovo mondo per l’Italia». Come si legge nella premessa-testamento, scritta dal filosofo Salvatore Veca venuto a mancare il 7 ottobre 2021, la “Grammatica del nuovo mondo” può insegnarci tanto: «Non siamo i signori dell’universo. Il nostro slogan “una sola umanità, un solo pianeta” va integrato con la glossa che ci ricorda che, come viventi, noi non siamo “soli”». È la lezione della pandemia: come siamo parte della natura e della cultura, così apparteniamo alla comunità vivente. Nel nuovo mondo, infatti, c’è spazio solo per la prospettiva dell’ecologia radicale e della giustizia sociale. Quella prospettiva che, con chiarezza, emerge dai racconti torinesi, fari per guardare all’oggi e al domani con occhi nuovi.
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